BERLUSCONI DIA LE DIMISSIONI

Un lungo discorso, quello di Fini a Bastia Umbra in occasione della presentazione del manifesto futurino, per dire: “Berlusconi rassegni le dimissioni, altrimenti usciremo dal Governo”. A breve giro la replica – trapelata come commento – di Silvio Berlusconi: “Se Gianfranco Fini ritiene conclusa l’esperienza di governo deve avere il coraggio di assumersi la responsabilitá di votare contro in Parlamento.”

Risposta che dovrebbe essere apprezzata proprio da chi si nasconde spesso dietro la retorica della Carta Costituzionale, perché perfettamente coerente ad essa. Infatti non si sfiducia il Governo con i proclami di un comizio, ma con i voti in Parlamento. È impensabile credere Berlusconi possa dimettersi per far spazio ad un governo tecnico. È una pretesa irricevibile e Fini lo sa bene. Ma era un passo obbligato in quanto la base fliennina, fortemente antiberlusconiana, già in più di un’occasione si è dimostrata inflessibile ad ipotesi di un accordo. In occasione del voto sul caso Lunardi e il lodo Alfano c’è stato un mezzo ammutinamento, con Fini che ha bollato le reazioni della base come “frutto di analisi superficiali”, dando così – incredibilmente – degli imbecilli ai suoi stessi sostenitori.

Il resto del discorso è stato un esempio di repetita iuvant, esercizio di retorica e di contraddizione. Con spirito laico ha scomodato anche il Papa: «La spazzatura non è solo nelle strade ma negli animi e nella coscienza.» Ha attaccato il moralismo, ma ha fatto la morale ai comportamenti del Premier. «Nessuno vi chiederà mai di cantare “Meno male che Fini c’è”» ha esordito, ma sul simbolo del nuovo partito campeggia il suo nome. Ha affermato «Non bisogni anteporre interessi personali al bene pubblico», ma ha svenduto l’appartamento di Montercarlo a suo cognato (aveva promesso le dimissioni nel caso si fosse provato l’appartamento fosse di Tulliani, ma a prove evidenti le dimissioni non sono seguite) e non ha chiarito gli appalti in RAI della suocera. È stato chiesto che nella formazione fliennina non confluissero persone nemmeno sospettate di collusioni con mafia e malaffare, ma si è alleato con Lombardo. «Il nostro progetto va oltre Berlusconi.», ha continuato, affermando sia possibile un «patto di legislatura a condizione di un’ulteriore svolta. Una nuova agenda politica con un nuovo programma di Governo.» Elencando i nuovi punti: Investire in ricerca e innovazione, spingere per una intesa sul lavoro con le parti sociali, stilare nuove norme sugli appalti, legare il salario alla produttività. Ha richiesto i FAS non siano un bancomat per le emergenze e che i Fondi europei si spalmino su poche opere strutturali. Ovvero tutte cose già dette e stradette e non attuate proprio per ribellione della compagine finiana. Altra dimostrazione di retorica inattuabile è stato accennare, sempre come futuro punto di programma, di dar corso alla fiscalità di vantaggio per il Meridione. Ipotesi inattuabile perché l’Europa su questo punto si è sempre dimostrata fortemente contraria ed ostile. Ovviamente il vero Belzebù del Governo, oltre al noto Berlusconi, è la Lega. Uno dei compiti del nuovo esecutivo sarà quello di «cambiare la legge elettorale perché il popolo deve scegliere.»

Non credo la minaccia di «ritirare tutti i Ministri della Repubblica» (perché ha parlato al plurale, quando di ministri ne hanno uno solo: Ronchi?) sia una grave minaccia. Di certo potrebbe dare il buon esempio, iniziando a presentare le dimissioni da Presidente della Camera dato che «La pagina di Berlusconi si è chiusa.» A questo punto però la crisi sembra veramente ad un passo e il Premier potrebbe anche decidere di spiegare con un comunicato in TV quale sia la situazione, obbligando così Fini a votare contro il Presidente de Consiglio stesso, ponendo finalmente termine a questo stucchevole gioco delle parti. Il popolo fliennino vuole la testa di Berlusconi, pretendere però che se la tagli da solo è, obiettivamente, un po’ troppo ottimistico.

Pubblicato su Freedom24

7 novembre 2010

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